giovedì 6 maggio 2010

Serve una scossa dal territorio. Per rafforzare il Pdl


Serve una scossa dal territorio. Per rafforzare il Pdl
di Sofia Ventura


Ieri, con un’intervista a “Il Giornale”, il Ministro del Turismo Maria Vittoria Brambilla, in particolare nella sua funzione di responsabile delle Iniziative Movimentiste (sic!) del Pdl è intervenuta sul tema del ruolo di circoli, movimenti e correnti. Naturalmente, al Ministro Generazione Italia non piace e questo non sorprende. Ritiene anche che il ricorso a Internet costituisca un’imitazione di quanto già fatto con successo da Berlusconi, e magari si potrebbe sommessamente rammentare che la rete costituisce già da tempo uno strumento ampiamente utilizzato in politica, si potrebbero ricordare Ségolène Royal, Nicolas Sarkozy, Barack Obama, il fenomeno del grillismo, eccetera, eccetera. Ma non è questo il punto che più ci interessa.

Ciò che più di rilevante si trova nell’intervista del Ministro è costituito dalla sua breve spiegazione del ruolo dei Promotori della Libertà. Brambilla parla di un “movimentismo ufficiale” che risponde direttamente al leader del partito Berlusconi ed è affidato per la sua organizzazione a Ministri del governo. I Promotori della libertà vengono indicati come strumento per “allargare e radicare sul territorio il consenso del Pdl”. Eppure, è chiaro che si tratta di una struttura parallela al partito che, direttamente a disposizione del leader, può mettere sotto pressione il partito (e sappiamo del malcontento che nel Pdl tale struttura suscita) e può consentire un’azione “a prescindere” dal partito. Ma tale “movimentismo” indotto e controllato dall’alto non contribuisce a rivitalizzare e articolare in modo più compiuto il partito al suo interno. Esso, piuttosto, riflette una concezione della politica, non solo centrata sul leader (e su questo nulla di strano, siamo di fronte ad una tendenza generalizzata nella politica occidentale), ma che non riconosce le importanti funzioni che i partiti politici possono e devono svolgere anche in un contesto di politica “presidenzializzata”, dal reclutamento all’elaborazione delle politiche. Una concezione che attribuisce al leader una sorta di potere “assoluto” e tende a concepire l’organizzazione-partito come qualcosa di fluido, che può essere plasmato e riplasmato di continuo, per impedire che si creino spazi non direttamente controllati dall’alto. In poche parole, una concezione che vorrebbe perpetuare all’infinito le dinamiche dei partiti carismatici “puri” (ma sappiamo che questi partiti se rimangono tali sono destinati a scomparire con il leader fondatore), senza procedere ad alcuna istituzionalizzazione.

Non dubitiamo che questa visione crei gli entusiasmi del Ministro Brambilla e di quanti ancora non hanno voluto cominciare ad immaginare per il Pdl una vita “propria”, ma per chi crede che anche il futuro conti, è necessario continuare a porre all’ordine del giorno il tema di cosa sarà, e come sarà organizzata, la destra italiana negli anni a venire.

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