lunedì 3 maggio 2010

Noi, generazione post-ideologica affamata di politica. Quella vera.


Noi, generazione post-ideologica affamata di politica. Quella vera.
di Giuseppe Tatarella

E’ assolutamente vero, le ideologie non esistono più. E la politica? Per chi, come me, è nato negli anni ottanta, molte cose non sono chiare. Sappiamo che c’è stata Tangentopoli, la fine della seconda repubblica, la discesa in campo di Berlusconi, il centro-destra, le vittorie e le sconfitte.

Semplice, prima si perdeva sempre. Ora si vince e si perde, c’è “l’alternanza”. Tutto qui?

Non credo proprio, spesso mi sono trovato a dibattere di questi temi con i miei coetanei, di ogni provenienza politica, giungendo alla conclusione più vera. Noi abbiamo una visione parziale dei fatti, e in base a quella facciamo analisi, discutiamo e traiamo delle conclusioni.

Andiamo per ordine; è vero, non abbiamo una formazione ideologica predefinita, la società è continuamente in evoluzione e i tempi della globalizzazione sono sempre più veloci. Ma, qualcuno ha pensato alla nostra formazione politica?

Si parla spesso e a vanvera di future classi dirigenti, di nuove generazioni alle quali affidare le sfide future. Perfetto, ma chiediamoci anche se queste sono pronte a raccoglierle. Abbiamo partecipato ad un fenomeno credo irripetibile della politica italiana: partiti, prima esclusi dall’arco costituzionale, che si trasformano e costruiscono una alternativa, un leader carismatico, che fonda un partito con un messaggio in tv; ci riesce e vince pure. Ma noi siamo stati solo comparse di questo spot. La politica, in questi anni di assestamento, per noi è mancata; abbiamo partecipato si, ma a volte ci sembrava di tifare solo per una squadra di calcio ed il suo centroavanti. Siamo una generazione autodidatta, chi vuole saperne di più faccia da solo. Televisione, internet, giornali, dibattiti c’è tutto. Ma basta davvero?

Tendenzialmente abbiamo la nostra idea, sappiamo da che parte votare, insomma, ma a volte non capiamo cosa differenzia chi vota Berlusconi dal coetaneo che non lo fa. Oltre non andiamo. Manca, a mio modo di vedere, una vera formazione, fatta di contenuti, che solo un partito politico ti può dare, e coadiuvata da quella tensione morale che solo i valori veri possono provocare. Mancano le prove d’orchestra, e il direttore, sempre presente e pronto a correggere le note stonate. Certo, il talento c’è, la volontà anche, ma se non troviamo chi ci guida in questo percorso, l’esibizione improvvisata e spontanea, senza una disciplina e una direzione, porterà sicuramente a fare parecchie stonature.

Spesso siamo accusati di avere la testa fra nuvole, di pensare solo alla bella vita, circondati dai vizi e dalle comodità e, per questo, di non appassionarci alla politica. Tutto il contrario, è la politica che non riesce più a comunicare con noi, a coinvolgerci; di conseguenza occupiamo il tempo libero come meglio ci capita, ma con l’orecchio comunque teso ad ascoltare le ultime notizie. Siamo quella generazione sopita, che da anni sente dire alla politica che “presto toccherà a noi”, ma che comincia a non crederci, vedendo sempre le stesse facce da una ventina d’anni.

Non vogliamo poltrone, vogliamo solo spazi di passione, dove esprimerci e contagiare come un virus benefico tutto ciò che ci circonda. La società può anche mutare, ma i giovani avranno sempre la voglia di cambiare. Siamo quelli del Berlusconi si, Berlusconi no, ma siamo soprattutto una generazione affamata di Politica, di cui abbiamo sempre e solo sentito parlare in TV.

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