domenica 2 maggio 2010

L’articolo 49 della Costituzione e la riforma dimenticata dei partiti


L’articolo 49 della Costituzione e la riforma dimenticata dei partiti
di Carmelo Briguglio


Politica e “tragedia” come rappresentazione furono inventati insieme dai Greci, per darsi dei limiti, delle regole. Insomma hanno una comune origine. In queste settimane sta andando “in scena” una serie concatenata di eventi che, depurati dai loro aspetti di superficie, ci vogliono dire qualcosa.

Precisamente questa. Nel grande dibattito sulle riforme ne avevamo dimenticato una, forse anteriore per necessità a tutte le altre: la riforma dei partiti. Ed essendo stata dimenticata e messa da parte dall’alta ingegneria istituzionale e dal gioco perverso del costituzionalismo comparato, ha deciso da sola di fare irruzione nel teatro della politica (che non è il teatrino). Ha scelto due protagonisti Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, e ha assegnato a un attore più giovane, Italo Bocchino, quello di “vittima” necessaria per dare il senso della posta in gioco.

Se non comprendiamo questo non capiremo il significato che gli eventi, politici e “drammatici, di questi giorni ci vogliono indicare e disvelare. Prima ancora di discettare di forme di governo, di federalismo, di repubblica presidenziale e semipresidenzialismo, l’Italia ha bisogno di una riforma della politica che passa essenzialmente per la riforma dei partiti. Se non si farà entrare nell’agenda delle riforme questo grande tema, tutti gli sforzi saranno inutili. O si penserà a pericolose scorciatoie, come quella inserita incautamente nel documento politico finale nella Direzione del Pdl, che evoca principi e prassi sul legame tra Capo e popolo che hanno qualche familiarità certamente involontaria, più con il Fuhrerprinzip e il libretto rosso di Mao che con la Costituzione italiana.

Gli amici Sandro Bondi e Gaetano Quagliarello sanno di che cosa parliamo. La nostra Costituzione appunto. Alla Carta bisogna tornare per rilanciare un dibattito delle idee ora immiserito da aggressioni mediatiche e da una bruta prassi interna. L’articolo 49: ”Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Per noi l’attuazione o anche l’innovazione di questa parte della Costituzione della Repubblica è una riforma essenziale, è la madre di tutte le riforme. Un’idea che lanciamo come sfida positiva nel Pdl e a tutte le forze politiche del Paese.

Chiariamo subito che il “metodo democratico” deve riguardare l’interno e l’esterno dei partiti. Vuol dire una legge ordinaria o una modifica della Costituzione che ponga limiti, regole, garanzie, metodi ai partiti e nei partiti. Sul rapporto tra elettori ed eletti, sulle candidature, sul finanziamento e i costi della politica, sui diritti degli iscritti e sui doveri della classe dirigente. Parliamo della riforma della nostra democrazia politica. Una riforma necessaria. La madre di tutte le riforme. Per scoraggiare qualunque tentazione plebiscitaria offerta “al popolo” magari “in nome del popolo”. E interrompere la linea progressiva del distacco rassegnato dei cittadini dalla politica.

Una regola delle regole necessaria per aiutare la politica a incidere sulla propria carne. Come è ormai necessario.

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