sabato 1 maggio 2010

Ecco perché ho deciso di stare con Fini


Ecco perché ho deciso di stare con Fini
di Salvatore Tatarella


Perché stai con Gianfranco Fini? La domanda è ricorrente e mi viene rivolta pubblicamente, ma anche privatamente. Provo a rispondere. Il motivo principale è assai semplice. Fini, e solo lui, sta pensando al futuro del centrodestra. La cosa è assai importante, perché la vulgata che, invece, si è inteso far passare è che Fini stia pensando solo al suo futuro politico. Si è pentito di fare il presidente della Camera, cerca solo più spazio, è geloso di Silvio Berlusconi, vuole fare le scarpe al Cavaliere, e altre amenità di questo tipo. La verità è esattamente all’opposto. Da quello che sta facendo in questi mesi, Fini personalmente può ricavarne solo danni e svantaggi.

Consapevolmente li ha già messi in conto e, con serenità e lungimiranza, sta lavorando per tutti noi, anche per quelli, che – alcuni assai stoltamente – lo stanno contestando. Ciò che soprattutto differenzia Fini da Berlusconi sta nell’idea della destra. Il primo pensa che la destra, come preesisteva a Berlusconi, così resisterà alla sua scomparsa. Il secondo, invece, pensa che la destra coincida con il suo ciclo politico e che, essendo nata con lui, finisca anche con lui. Da questa impostazione derivano come corollari altri concetti, come la identificazione del leader nel popolo, dal quale soltanto riceve la legittimità, il partito plebiscitario, senza strutture organizzative e territoriali, l’unicità del pensiero politico, che non ammette diversificazioni e tantomeno opposizioni, la selezione della classe dirigente per nomina dall’alto, anziché per elezione dal basso.

Quanto una concezione siffatta sia compatibile con i valori, i principi, lo statuto e la prassi del Partito popolare europeo, sinceramente, è tutto da verificare. Di questo Fini è consapevole e, non da oggi, cerca di dare a se stesso e a tutto il Pdl un profilo meno plebiscitario, più democratico e più conforme alla casa madre del Ppe. Insieme a questa ragione, che ne è l’architrave, ci sono poi altre motivazioni, che vanno dalla difesa dell’unità nazionale, ad una maggiore attenzione per la questione meridionale, dall’etica della responsabilità alla difesa della legalità senza se e senza ma, dalla solidarietà verso i più sfortunati alla tutela delle giovani generazioni, dal diritto al lavoro alla valorizzazione del merito, e altro ancora.

Se queste, però, sono le ragioni politiche di fondo per le quali sto con Fini, ve n’è anche un’altra, che definirei solidaristica. Da alcuni mesi Gianfranco Fini è vittima di un crescendo assordante di attacchi personali, volgari, beceri e meschini, che molto ricordano da vicino le campagne di delegittimazione e demolizione personale, utilizzate da un certo Giuseppe Stalin contro i suoi avversari interni, prima di finirli nei lager siberiani o davanti a un plotone di esecuzione. Ecco, questo trattamento para stalinista, in atto da mesi, mi ha indignato non poco e confesso che, anche in assenza di una valida ragione politica, mi avrebbe, da solo, portato a schierarmi con Fini. Romanticamente e per solidarietà umana e politica, sebbene, in tanti anni, da Gianfranco abbia ricevuto più dimenticanze che attenzioni. Mi sorprendo ancora, e non me ne do ragione, come analogo sentimento non abbia albergato nell’animo e nelle coscienze di altri cari amici, che, evidentemente, col tempo, insieme alle posizioni, hanno anche cambiato le loro coscienze.

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