sabato 14 marzo 2009

congresso Pdl

14/3/2009 (8:5) La Stampa
L'incognita Fini sul congresso Pdl

Forza Italia teme smarcamenti del leader di An. E dopo le ultime uscitedi dissenso infuria la polemica in rete
UGO MAGRI
ROMA
Il Guastafeste. Ovvero, Gianfranco Fini: l’unico in grado di imprimere una piega imprevedibile ai due eventi storici del centrodestra, l’ultimo congresso di An e il primo del Pdl. Nel quartier generale berlusconiano non ci si attende alcunché di buono. Definirlo «allarme rosso» è forse eccessivo, vista la storia del personaggio. Meglio definirlo un incubo, Fini che ruba la scena al premier con qualche uscita «di sinistra», polarizza l’attenzione e manda in briciole l’immagine del nuovo partito adorante... Inutile cercare conferme tra virgolette. Nessuno tra i consiglieri del Cavaliere sarebbe così sprovveduto da ripetere, nei confronti di Fini, gli epiteti comparsi nel «blog» ufficiale di Forza Italia (il più carino è «voltagabbana»). Ma la preoccupazione si palpa. Opinione raccolta nel giro che conta: «C’è da scommettere su due discorsi da Bastian Contrario. D’altra parte Gianfranco è andato da Vespa, l’altra sera, proprio per marcare i dissensi con Berlusconi, e c’è riuscito». Altra voce, pure questa dai vertici del Pdl: «Piazzerà qualche bomba, cominciando dal congresso di An. Però deve stare attento che non gli esploda in mano. Perché nemmeno lui può permettersi di contestare i nostri valori fondanti». Siamo sul chi vive. Circolano voci, rigorosamente false, di uno scontro furioso al telefono tra Berlusconi e Fini. Di autentico c’è lo strascico della vicenda «pianisti», la tensione per il voto con le impronte digitali che di fatto azzera il premio di maggioranza e rende ogni votazione una lotteria... Fini parlerà domenica 22 e sabato 28. La prima volta, a coronamento del congresso di An; la seconda, durante le assise Pdl. Toglierà l’«abito istituzionale», ha anticipato, per dire pane al pane. Berlusconi non è chiaro se si farà vivo al commiato di Alleanza nazionale, l’entourage sta discutendo i pro e i contro. Di certo il Cavaliere sarà l’alfa e l’omega della kermesse Pdl, relazione iniziale e replica finale. Presenza decorativa di tanti giovanotti, sfilata dalla tribuna di vecchie glorie, coreografia non ancora decisa perché tutto è molto in ritardo, Berlusconi vuole curare personalmente i dettagli ma non ha ancora trovato il tempo. Preoccupatissimi gli organizzatori perché i due congressi si svolgono nello stesso padiglione della Fiera di Roma. Cosicché ci saranno pochi giorni per smontare la scenografia del congresso di An, con il ponte simbolico tra passato e futuro, e assemblare il palcoscenico del Cavaliere. L’Inno del Pdl non è pronto, basterà quello di Mameli. Quanto al marchio, sarà identico al simbolo elettorale ma senza la scritta «Berlusconi presidente». Partito con le regole o senza, come teme Fini? Tra pochi giorni si alzerà il sipario sullo Statuto. Qualche anticipazione filtra dal comitato apposito riunitosi ieri con Corsaro, Quagliariello, Fontana, Martinelli e Capezzone. In cima alla piramide il Presidente, eletto dal congresso per alzata di mano. Sotto di lui, tre coordinatori: La Russa, Verdini e Bondi. Quindi un Ufficio di presidenza dove i notabili già fanno a botte per entrare. Membri di diritto i capigruppo e i coordinatori. Gli altri venti membri saranno divisi secondo la solita proporzione, 14 di Forza Italia e 6 di An. Per non creare troppi scontenti, Berlusconi darà la precedenza ai ministri. Sotto l’esecutivo una folta Direzione da 80 persone, un pletorico Consiglio nazionale e una massa di iscritti virtuali, che non prenderanno la tessera ma verranno registrati, come in America. Anticipa Quagliariello: «Sarà un partito del leader con un forte ruolo degli eletti, ma aperto a forme di partecipazione nuove e canali al passo coi tempi, cominciando da Internet». Si guarda avanti, ma si lotta sulle poltrone. Pietose bugie per nascondere le liti. Versione di An: i coordinatori regionali verranno scelti prima del congresso e comunicati dopo. Versione di Forza Italia: i coordinatori saranno scelti prima, è vero, ma l’ultima parola sarà di Berlusconi. Che potrà fare e disfare.

2 commenti:

CASTRUM NOVUM ET PYRGI ha detto...

DEDICATO A CHI E' DI CORTA MEMORIA, DEDICATO A CHI HA RINNEGATO E OLTRAGGIATO LE PROPRIE ORIGINI, DEDICATO A CHI NON DE"FINI"NDOSI "SCHIZZOFRENICO" DI FATTO LO E', DEDICATO A CHI IN NOME DEL PROPRIO "EGO " CERCA DI TRACINARE TUTTI NEL PROPRIO BARATRO INTELLETTUALE, DEDICATO A TUTTI GLI APPECORONATI DEL FALSO MITO, DEDICATO A CHI NON HA MAI LAVORATO ED HA COSTRUITO LA PROPRIA ESISTENZA NEL QUALUNQUISMO E NEL LOBBYSMO, DEDICATO A CHI PER RAGGIUNGERE I PROPRI "FINI" HA OLTRAGGIATO E ABIURATO I PADRI DELLA STORIA, DEDICATO A CHI HA SFRUTTATO UTILIZZATO UNA COMUNITA' IDEOLOGICA A "FINI" PERSONALI,.... MA IL PERCORSO E' TERMINATO, "FINI"TE E SONO LE FALSITA'..."FINI"LMENTE E' ISOLATO... "FINI"LMENTE E' "FINI"TO, "FINI"LMENTE IL PARTITO NON LO SEGUE...
FINILMEN...FINIL...FIN..FI...F....( SPLASH)
+SIGILLUM+MILITUM+XPISTI+

CASTRUM NOVUM ET PYRGI ha detto...

Scorta di polizia per Souad Sbai (Pdl) italo-marocchina nel mirino degli imam
MASSIMO NUMA
TORINO
L’ onorevole del Pdl Souad Sbai, 46 anni, di origine marocchina, è da mesi al centro di una campagna d’odio. Telefonate anonime di minaccia, anche verso la sua famiglia, decine di mail inviate da tutta Italia. Anche da Milano, Bologna, Treviso e Torino, dove le moschee radicali sono numerose ed aggressive. Messaggi a volte firmati o, non raramente, anche anonimi. Il tono, spesso, è quello di una «fatwa», cioè un giudizio, di carattere religioso, che suona anche come una maledizione o una sentenza di morte. Due nordafricani sono stati identificati e denunciati alle procure di Roma e Bologna dopo una lunga serie di avvertimenti intimidatori. E saranno presto processati. Ma non è servito ad allentare la morsa di una crescente ostilità, che affonda le radici negli ambienti islamici più integralisti. Souad, lei ha paura? «Non mi piace questa parola - dice - ma evidentemente è accaduto qualcosa di grave. Io sono di cultura e di credo islamico ma la mia formazione è laica. Quello che molti italiani non sanno è che, nei nostri Paesi d’origine, i moderati come me, cioè persone che vogliono e sanno dialogare con tutti, in nome di un reciproco rispetto, sono la grande maggioranza. I veri estremisti, quelli che si definiscono islamici, sono purtroppo qui, in Italia. Sino ad oggi hanno deciso che non è necessario far scorrere il sangue con gli attentati, esclusivamente per ragioni strategiche. Serve un territorio neutro, per continuare a tessere le loro trame indisturbati. Ma prima o poi questo equilibrio può incrinarsi per un fattore nuovo. E allora ci saranno i morti. Anche italiani».

Parole dure. Ma l’onorevole Sbai continua ogni giorno ad accompagnare a scuola i suoi bambini, ad avere una vita sociale e politica come se niente fosse. Attraverso il suo avvocato di fiducia, Loredana Gemelli, s’è costituita parte civile contro Akrane H., residente a Bologna, autore di una serie di messaggi minatori. «Io non posso avere paura di morire ogni giorno, né mi va di farmi passare per una vittima. Lavoro come sempre, per le mie idee, per difendere gli immigrati, le donne e gli uomini, dal pericolo del fondamentalismo». Akrane H. così le scrisse: «... Siete solo moutamalikim e intihazieni (opportunista, ndr), usi gli immigrati per scopo di lucro... tu Souad non sei niente... una donna che cerca di fare carriera sulle donne marocchine, non hai niente a che fare con l’Islam, sai niente del fikh (giurisprudenza religiosa, ndr)... Hai i capelli scoperti davanti ad Allah... la donna che non copre la testa viene moullaka (appesa, ndr) per i capelli... Allah ti punirà per il male che fai alla gente».

Poi: «.... Mi rivolgo ad Allah contro di te, in modo tale che lui, Allah, ti scopra». Infine: «... Tu sei una donna molto cattiva... mettiti a pregare Allah... lascia il lavoro agli uomini... mi hanno parlato molto male di te, allora sei uscita allo scoperto come una “massihia” (cristiana, ndr)». Affermazione da brividi. In sostanza è l’accusa di apostasia, cioè contro «colui che abbandona la fede islamica, equivale a dire - spiega il suo avvocato - che, in quanto apostata, un soggetto può essere ucciso da qualsiasi altro musulmano». Una condanna a morte. Che viene eseguita in una lunga serie di stati islamici. Tra gli altri, Pakistan, Iran, Yemen, Sudan e Mauritania. «L’inesauribile pioggia di “Fatwa” contro Sbai - dice l’avvocato Gemelli - l’hanno trasformata in un obiettivo, in un target. La scorta della polizia? Sarà solo una questione di ore, di giorni. Prima che sia davvero troppo tardi». La giornalista e scrittrice italo-marocchina non è un’apostata. Non ha mai rinnegato la sua religione d’origine: «Sono e resto un’islamica ma penso che tutti possano e debbano professare il loro credo. Cristiani ed ebrei, hindu e buddisti. E’ una semplice questione di libertà personale e religiosa. Ma è poi così difficile da capire? Tutti gli estremisti, tutti i fanatici che mi inviano i loro messaggi di morte, sappiano solo che, se saranno identificati, li denuncerò tutti, uno per uno. Non intendo lasciarmi intimidire da nessuno. Non sono sola, qui in Italia, a combattere questa battaglia. Il messaggio che rischia di passare, grazie ai centri più integralisti, è che tutti i musulmani sono filo terroristi o fanatici religiosi. Non è vero, il processo di integrazione sta procedendo veloce. E a tanti imam, questo non piace».